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I vini Piwi sono ormai uno dei trend della viticoltura che sta crescendo in tutta Europa in termini quali-quantitativi, un fenomeno sempre più diffuso anche in Italia grazie alla nascita ufficiale dell’associazione PIWI Italia, che raggruppa tutti i produttori di varietà resistenti del territorio nazionale. La firma dello statuto durante l’evento nazionale Vini PIWI a Venezia dopo la costituzione effettuata il 12 gennaio, la prima assemblea si terrà in primavera. Un sodalizio nato con lo scopo di promuovere vitigni resistenti alle malattie fungine e produrre vini sempre meno impattanti.

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Le viti Piwi, termine che deriva dal tedesco “pilzwiderstandsfähig“, sono incroci naturali tra vinifere europee e altre vitis di origini americane e/o asiatiche portatrici dei geni della resistenza e quindi sono piante in grado di difendersi da sole dalle principali malattie della vite, sempre più crescenti visti anche gli effetti del cambiamento climatico. Questo significa maggior eco-compatibilità con l’ambiente circostante, maggior tutela della salute del consumatore, miglioramento della qualità di vita di chi lavora in vigna e di chi abita intorno al vigneto e riduzione delle emissioni di CO2 per un vino sano per chi lo acquista e lo beve.

Marco Stefanini, presidente PIWI Italia

Gli obiettivi della nuova associazione – spiega il neo presidente di PIWI Italia Marco Stefanini – sono di far conoscere ed ampliare la conoscenza delle varietà resistenti e far pressione, anche a livello politico, affinché altre regioni le autorizzino nel rispetto delle peculiarità regionali. Sicuramente l’impiego di varietà resistenti rende la pratica agronomica più sostenibile dato che le resistenze sono di tipo naturale. Quello che cerchiamo di sviluppare a livello scientifico è una maggiore variabilità. Sono iscritte nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite circa 600 varietà di Vitis vinifera, le 36 Varietà Resistenti attualmente presenti nel Registro Nazionale non possono sostituire 600 genotipi. La nostra attività di ricerca avrà proprio lo scopo di mettere a disposizione dei viticoltori un numero sempre maggiore di varietà resistenti per poter valorizzare al meglio il proprio territorio con quelle più adatte”.

Il neo presidente di PIWI Italia è Marco Stefanini, responsabile dell’Unità di Genetica e Miglioramento Genetico della Vite presso il Centro di Ricerca ed Innovazione della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (TN), dove sarà la sede dell’associazione. Il vice presidente è Riccardo Velasco, direttore del Centro di Ricerca in Viticoltura ed Enologia (CREA-VE) di Conegliano. I soci fondatori sono i presidenti delle associazioni Piwi regionali oggi esistenti: Daniele Piccinin dell’Azienda Agricola Le Carline di Pramaggiore (Ve) per il Veneto, Thomas Niedermayr della tenuta Hof Gandberg di Appiano sulla Strada del Vino per l’Alto Adige, Antonio Gottardi della Cantina La-Vis e Valle di Cembra per il Trentino, Stefano Gri della Cantina Trezero di Valvasone (Pn) per il Friuli Venezia Giulia, Alessandro Sala di Nove Lune di Cenate Sopra (Bg) per la Lombardia e PierGuido Ceste dell’omonima azienda di Govone (Cn) per il Piemonte.

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