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La Terra Trema ha fatto tredici, tante sono le edizioni che sono state organizzate al Leoncacallo di una delle fiere del vino più vere e interessanti. Sempre graffiante, sempre feroce, sempre uno spazio dove trovare ottimi vini, prodotti e vigneron. Gli organizzatori dicono che non hanno mai dato per scontato questa manifestazione, specie ora che l’ordito tessuto intorno a vino e cibo si è fatto ancor più intricato e controverso.

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Politiche alimentari, gentrificazione, turistificazione, gastrocrazia, riqualificazione, foodification, alla Terra Trema si è parlato anche di questo, una mutazione sociale profondissima in nome di un consumo appiattito sempre uguale a sé stesso si legga nel manifesto dell’evento andato in scena dal 29 novembre al 1 dicembre. La Terra Trema vuole dare spazio e visibilità ad altro, a volti veri dell’agricoltura di resistenza presenti in Italia e non solo, alle narrazioni sul vino e al cibo altrimenti inascoltabili. La Terra Trema avviene per smontare le intermediazioni nella relazione tra chi produce e chi consuma, per ritrovare il senso delle cose parlando anche di mercato. Siamo stati anche noi di Beverfood.com alla Terra Trema e vi raccontiamo qualche storia di assaggi e di vini.


 

COLLE SAN MASSIMO

Una bella espressione di Montepulciano quella di Enrico Gallinaro, su una superficie coltivata totale di 2,5 ettari. Il Rosso, Riserva (da uve Montepulciano d’Abruzzo), 2.500 bottiglia prodotte mediamente all’anno. Azienda familiare, rilevata nel 2006 e poi lentamente ristrutturata e messa a norma sulla collina sul mare Adriatico, a 40 km dal Gran Sasso, e tre km dal mare, località Giulianova. I principi e gli ideali del produttore sono minimo intervento e tanta passione.

 

MARILENA BARBERA

Uno dei volti più noti e dei vini più interessanti quelli di Marilena Barbera. Vigneti vicini al mare, a meno di un chilometro in linea d’aria, sull’argine del fiume Belìce a ridosso della Riserva Naturale. Ci troviamo a Menfi è un piccolo comune della provincia di Agrigento, con una decisa vocazione per la viticoltura. Con una superficie vitata di circa 6.000 ettari, possiamo dire che quasi tutte le famiglie di Menfi hanno un vigneto o sono coinvolte a diverso titolo nella viticoltura. L’azienda agricola di Marilena Barbera stata acquistata dal nonno, che ha piantato le prime vigne alla fine degli anni ’20. Il papà di Marilena ha continuato la coltivazione dei vigneti, dapprima vendendo le uve a cantine della zona di Marsala, poi fondando insieme ad altri produttori la cooperativa sociale di Menfi, alla quale ha conferito tutto il prodotto fino alla fine degli anni ’90. I vini mostrano un deciso carattere salino e le vigne godono di ottime escursioni termiche tra giorno e notte e soprattutto di un marcato regime di brezza durante tutto l’anno.

 

BELTRAMA STEFANO

Alla Terra Trema capita anche di trovare un’azienda di casa, la cantina di Stefano Beltrama infatti è localizzata ad Albosaggia, terra natale di chi scrive. Un’azienda agricola biologica nata nel 2014 con lo scopo di produrre prodotti valtellinesi genuini, sani e soprattutto naturali. Il vino è una parte importante della produzione, con le vigne che si trovano in località Gaggine sopra Tresivio, nella zona dei terrazzamenti vitati di Valtellina, vigne di resistenza non meccanizzate nella zona vitivinicola del Valgella, Inferno e Sassella docg e doc. Il Rosso è il primo vino prodotto dall’azienda, con la prima annata 2015, a cui è seguita la 2016. Vini interessanti con classe ed eleganza, aspettiamo di provare il Vatellina Superiore e lo Sforzato che saranno presto in commercio.

 

TOMASSETTI

Ci spostiamo nelle Marche, altra realtà giovane e interessante partita da terreni familiari, da subito a conduzione biologica. Tante varie espressioni, forse la più interessante di Verdicchio su un territorio mezzadrile a vocazione cerealicola. Dagli anni ’30 diventa a vocazione turistica con tutti i pregi e difetti possibili, primo fra tutti una forte speculazione edilizia che ha alzato enormemente i prezzi dei terreni. Oggi la produzione agricola è marginale con fondi molto piccoli e lavoratori mediamente anziani. L’idea principale è che la qualità parte dalla campagna per cui massima cura e rispetto delle piante e del suolo. In cantina minimo impatto della chimica con il solo utilizzo di anidride solforosa.

 

ROCCO DI CARPENETO

Rocco di Carpeneto è una storia come tante di chi lascia la città per dedicarsi a una storica passione per il vino. Vigneti di considerevole età media, oltre i 35 anni, con punte di 65, focus sugli autoctoni piemontesi, in questo caso dolcetto e barbera nell’area dell’Alto Monferrato Ovadese che vanta una centenaria vocazione vinicola. Il dolcetto è l’orgoglio di famiglia, contro le mode fighette del mercato, mentre la barbera assaggiata completa uno scenario della viticoltura è molto frammentato, e spesso i riferimenti di mercato sono purtroppo molto arretrati, con tanta quantità a suon di damigiane poca qualità. Da Rocco di Carpeneto invece di qualità ne abbiamo trovata eccome, con una produzione di vini rigorosamente naturali, nel rispetto del sistema natura e della biodiversità, massima cura della vigna, solo uve autoctone per un’ attenzione all’intero territorio.

 

PANTUN

La Puglia più interessante ancora una volta si trova nei dintorni di Gioia del Colle. Con Pantum per la verità siamo più a Mottola in provincia di Taranto, ma i vigneti appoggiano sul terreno di Gioia. 13.000 bottiglie di vino prodotte mediamente all’anno, nel 2000 iniziano a piantare vigne ulivi e alberi di ogni genere, oggi sono agricoltori, viviamo nella terra e dalla terra. Custodi dei luoghi e in lotta per un cambiamento sociale, grandi rossi fini ed eleganti.

 

PODERE RANIERI

Siamo in Toscana in un territorio che si sviluppa sulla scia del successo di Bolgheri che è iniziata la conversione alla viticoltura, quindi se parliamo di vitigni autoctoni è già di per se un controsenso. Tuttavia Sangiovese, Malvasia nera, Canaiolo, Trebbiano e Malvasia Bianca erano i vitigni con cui i contadini producevano il vino per la famiglia. Il territorio è molto diversificato come microclima tra zone costiere, collinari basse e collinari alte. I terreni sono in prevalenza argillosi, aridi e poco fertili: condizioni ideali per i vitigni bordolesi come Merlot e Cabernet Sauvignon che ben si adattano ai vini intensi e potenti che queste zone ci regalano. Numero totale di bottiglie prodotte sono 11.000, con obiettivo di arrivare fino a 20.000.

 

RAREFRATTE

Una bella storia di Rarefratte che parte nel 2012 con un progetto di recupero di 6 biotipi antichi della zona di Breganze, Gruaja, 8cai, pedevenda, sciampagna, groppella e vespaiola. Una selezione massale delle varietà, vengono prelevate le marze, propagate e realizzate dei vigneti con questi vitigni antichi. Micro vinificazioni in purezza per captare le reali caratteristiche di queste autoctone, conversione in biologico tra il 2017/2018 e recupero un ricovero attrezzi agricoli e realizzo la cantina. Siamo a Breganze ai piedi dell’altopiano di Asiago vicino a Bassano del Grappa in provincia di Vicenza; una fascia collinare costituita da dorsali vulcaniche con rocce vulcaniche eruttive o sedimentarie.

 

GUTINA

Forse la scoperta più bella di questa edizione della Terra Trema, la Gutina sono dei vini spagnoli a base di Granache. Ci troviamo nella regione dell’Alt Empurdà, tra i Pirenei ed il mar Mediterraneo, una regione culla della produzione di vino già dall’epoca romana. Le vigne si trovano a 90m s.l.m., ai piedi dell’Albera, una catena montuosa che collega i primi rilievi pirenaici con il Mediterraneo. La proprietà è un mosaico di vigne, ulivi, macchia mediterranea e campi. Con l’idea forte e chiara di mantenere vivo il territorio, curarlo e preservarlo attraverso l’elaborazione del vino. Il sistema di elaborazione è stato spontaneamente “non invasivo”, avendo imparato l’elaborazione del vino dal padre che non usava enologia in cantina. In vigna si lavora per mantenere il terreno vivo e fresco e far crescere le piante sane e autosufficienti. L’area è protetta dalla rete Natura 2000 per la presenza di tre stagni spontanei d’acqua piovana, gli stagni de La Gutina.

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