Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento e utili alle finalità illustrate nella cookie/privacy policy. Se non sei d'accordo sei libero di lasciare Beverfood.com. Premi "ho compreso" per nascondere il messaggio.

Vignobles Bardet: viaggio nei cru di Saint-Émilion tra fiumi, Châteaux e serie tv


Un viaggio nel cuore di Saint-Émilion, gioiello dell’enologia francese conosciuto e rinomato in tutto il mondo, vale la visita per qualsiasi appassionato di vino, che sia un esperto o un neofita. Tra le tante proposte della zona, abbiamo scelto di visitare una delle tenute di Vignobles Bardet. Ad accoglierci nella nostra visita c’è Paul Arthur Bardet, quarta generazione di una famiglia di vignerons impegnata in viticoltura dal 1704, come recita il logo dell’azienda con una chiatta e la vela nel vento rivolta verso il futuro. “Il mio bisnonno fu quello che ha iniziato a imbottigliare i vini agli inizi del ‘900, che invece prima venivamo trasportati lungo il fiume sino a Bordeaux. L’acqua ha sempre avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo del vino, infatti letteralmente Bordeaux significa a bordo delle acque, bizzarro se pensiamo che oggi è un nome conosciuto in tutto il mondo per il vino. Per questo nel nostro logo abbiamo messo una chiatta che è diventata il nostro simbolo aziendale e che rappresenta il nostro approccio audace “.

STORIA La storia dei vigneti di Bardet inizia nel 1704, lungo le rive della Dordogna. Inizialmente commerciante di vino e cereali, una famiglia di barcaioli i Seigneriau navigando sui fiumi del territorio Garonna, Gironda e Dordogna, con il porto di Vignonet che divenne cruciale per il commercio del vino. Alla fine dell’800, l’affermarsi delle ferrovie pose fine al commercio fluviale, spingendo la famiglia Seigneriau a dedicarsi alla coltivazione della vite, la loro passione. Nel 1920, Mathilde Roy, nipote del signor Seigneriau, sposò Henri-Gabriel Bardet, fondando così Château du Val d’Or nella denominazione Saint-Émilion Grand Cru, nella loro la prima proprietà. Con il loro unico figlio, Roger Bardet, acquistarono nuovi appezzamenti dove nacque Château Pontet-Fumet. Una passione per la viticoltura e il rispetto per il terroir trasmessa al figlio Philippe, proprietario di Château Franc le Maine dal 2008. Dal 1979 Philippe Bardet e sua moglie Sylvie gestiscono l’azienda di famiglia, scrivendo insieme la storia di Vignobles Bardet, un’eredità trasmessa ai loro quattro figli. Nel 2013, Paul-Arthur, Thibault, Alice e Louis Bardet rilevano e acquisiscono il prestigioso Château du Paradis, sempre nella denominazione Saint-Emilion Grand Cru.

Paul-Arthur Bardet

AMBIENTE Iniziamo la nostra visita dal vigneto come si usa fare in questi casi, ma subito capiamo cha l’attenzione e il rispetto per la vigna qui siano una cosa seria. “Mio padre ha iniziato a praticare l’agroecologia dal 1983, con l’utilizzo di pratiche innovative che rispettano la natura, anche perché aveva capito l’importanza di avere uve belle e sane-racconta Paul-Arthur- Il segreto sta nel ricreare equilibrio tra la pianta, il terreno e il microcosmo che sta intorno. La nostra esperienza, supportata dalla produzione scientifica, ci permette di comprendere meglio e gestire efficacemente ogni aspetto del nostro ambiente naturale. Crediamo molto nell’inerbimento naturale, che consente di mantenere più fresco il terreno anche quando si alzano le temperature, oltre a favorire un ecosistema con un rapporto armonioso con la natura, fornendo un habitat favorevole a insetti, piante, uccelli, pipistrelli, funghi e batteri“. Ad attirare l’attenzione alcuni tubi in acciaio posti lungo alcuni filari, un metodo naturale per cercare di contrastare le gelate invernali. “Li abbiamo installati qualche anno fa, per cercare di prevenire i danni dal freddo che può provocare l’inverno. Tramite un meccanismo con delle pompe, andiamo a estrarre l’acqua dal terreno che poi viene spruzzata sulla vite creando dei piccoli ghiaccioli, che proteggono la vite a una temperatura intorno allo zero termico, se andasse ulteriore sotto ci sarebbero problemi. Mio padre nella sua carriera aveva dovuto affrontare una sola gelata invernale, da quando sono io in azienda praticamente negli ultimi anni abbiamo dovuto sempre fare i conti con questi fenomeni, conseguenza del cambiamento climatico”. Un approccio che permette di favorire la fertilità del suolo e il benessere delle viti, un impegno per l’ambiente riconosciuto nella certificazione di Livello 3 “Alto Valore Ambientale”, nonché l’adesione al Sistema di Gestione Ambientale del Vino di Bordeaux, con la certificazione collettiva ISO 14001.

INNOVAZIONE Parola d’ordine sperimentazione, questo il mantra che ha guidato la famiglia Bardet sull’innovazione tecnologica per migliorare costantemente la qualità dei propri vini, creando nuove pratiche per fornire la migliore cura del terroir. Philippe Bardet ha progettato due macchine per raccogliere i frutti migliori. La Tribaie per di selezionare attraverso un processo di densimetria e pulire gli acini d’uva eliminando detriti, foglie e frutti troppo o troppo poco maturi. La Calibaie per selezionare le bacche migliori separando le bacche più piccole, più concentrate in zucchero da quelle più grandi. Innovazioni, che unite alla vinificazione in piccoli contenitori e alla macerazione per infusione, regalano ogni singola espressione dei terroir. “Più che una selezione dell’appezzamento, riusciamo ad effettuare una selezione sul grappolo fino al grano più vicino. Utilizziamo come legni esclusivamente barriques di primo passaggio di tonnelerie locali, in futuro potrebbe esserci qualche novità anche sotto questo punto di vista ma ad oggi questo affinamento ci consente di estrarre le caratteristiche che vogliamo dai nostri vini”.

OSPITALITA’ E BUSINESS Tra un’innovazione e l’altra, c’è anche il tempo di giocare in cantina, con la possibilità di tirare un calcio al pallone per cercare di fare centro in un fusto di inox. La mira non è delle migliori, ma anche questo piccolo siparietto ci fa apprezzare il calore dell’ospitalità, su cui sta puntando sempre di più la famiglia Bardet. “Organizziamo quotidianamente visite in cantina, accogliendo visite singoli e gruppi. Siamo all’interno del portale dei Vignerons Indépendents de France e nei circuiti dell’ufficio del turismo di Saint-Émilion e Bordeaux, questo con la collaborazione di alcune agenzie specializzate ci consente di aprire le porte della nostra cantina a migliaia di visitatori in crescita ogni anno, un’occasione importante sia per l’approccio culturale al vino ma anche come canale di vendita diretta”. Una produzione che si attesta intorno alla 200/250.000 bottiglie all’anno a seconda delle annate, negli ultimi tempi anche il canale online e il mercato estero ha consentito alla famiglia Bardet di essere sempre meno legata ai négociant di Bordeaux. “L’attività dei negociant di Bordeaux è fondamentale per il sistema della denominazione conosciuta in tutto il mondo, ma il rischio di affidarsi solamente a loro è che se per qualche motivo un’annata non viene presa da loro in anticipo, il vino rimane in cantina. Per questo negli ultimi anni insieme alla mia famiglia stiamo sviluppando diversi canali di vendita, dall’estero, alla crescita in Francia, sull’online oltre che vendita diretta in cantina”. Tra i nuovi mercati attivati, una ventina in tutto il mondo, una menzione particolare per quello italiano. “L’Italia per noi è un mercato molto importante dove stiamo crescendo bene grazie anche all’ottimo lavoro di posizionamento di Ghilardi Selezioni, che ci ha permesso di entrare nei migliori ristoranti, wine bar ed enoteche. Pietro, Marianna, Paolo e tutto il team sono persone meravigliose oltre che dei grandi professionisti, siamo della stessa generazione e anche questo ha facilitato il nostro rapporto, siamo molto soddisfatti di questa collaborazione”.

TASTING Passiamo alla parte degustazione, abbiamo avuto la possibilità di assaggiare una selezione della produzione di Vignobles Bardet. Si parte dallo Chateau Franc le Maine, situato sulla sponda del fiume, è un piccolo Chateau di Saint-Émilion di proprietà della famiglia dove abbiamo effettuato la visita e dove viene effettuata tutta la vinificazione delle altre proprietà. Con l’etichetta Vin Sans Soufrè annata 2016, con un approccio giovane e fresco al mondo di Bordeaux. Un vino pensato per essere bevuto giovane, esprime carattere fruttato del Merlot unito alla piacevole acidità tipica di Saint-Émilion, uvaggio 80% Merlot, 20% Cabernet Franc. Della stessa proprietà assaggiamo il Saint-Émilion Grand Cru 2016. Un vino dal colore rubino più intenso, dinamico ed espressivo con aromi di frutti rossi maturi e sottofondo erbaceo, in bocca è elegante e persistente. A colpirci il gioiello di Château du Paradis, l’ultima proprietà acquisita dalla famiglia, di 8 ettari raggruppati che si trovano su un magnifico sperone ghiaioso, con un terreno misto ghiaia, argilla e sabbia trasportata dalla Dordogna. Un terroir che accumula e riflette il calore durante la maturazione delle uve, favorendo così la concentrazione, la complessità e la finezza aromatica dei vini. Assaggiamo il vino millesimo 2016, prodotto in barrique con uno scambio tra legno e vino durante la fermentazione alcolica è più intimo e armonico. Una tecnica permette di suddividere il raccolto in modo più preciso e di effettuare una selezione all’interno dell’appezzamento, regalando un vino di altissimo livello, naso etereo con sfumature di frutti rossi e note speziate, un vino di classe e finezza, con persistenza lunghissima in bocca.

PEAKY BLINDERS Interessante il progetto realizzato con le bottiglie da collezione per gli amanti del vino e gli appassionati di Peaky Blinders.E’ stato divertente realizzare questo progetto che racconta bene l’ingegno della nostra famiglia, ci siamo fatti venire questa idea con una partnership ufficiale di Peaky Blinders, la famosa serie televisiva. Abbiamo creato una nuova linea di vini di Saint-Émilion lavorando insieme per creare due vini rossi che potessero essere condivisi al tavolo della famiglia Shelby”. Saint-Émilion 2019, un blend di Merlot per il 76%, Cabernet Franc per il 16% e Cabernet Sauvignon. Uve coltivate su terreni di sabbia e aggregati rocciosi intorno al vecchio porto di Saint-Émilion, vinificazione in vasche di cemento per salvaguardare la freschezza del frutto. Il vino ha un colore scuro e intenso, un naso espressivo di ribes nero e altri frutti neri. In bocca è strutturato e potente, ma anche setoso. Rispetta l’intera famiglia Shelby ed è etichettato come HAV, alto valore ambientale. Altra etichetta Saint-Émilion Grand Cru 2018, uvaggio tipico della denominazione a base di Merlot 61% e Cabernet Franc 39%. Le uve provengono da una selezione dei migliori appezzamenti di proprietà della famiglia Bardet, tre ettari con piante che hanno in media 55 anni. La vinificazione viene poi effettuata in vasche di cemento prima dell’invecchiamento in botti di rovere. Colore scuro intenso, naso complesso e ampio con note di frutti neri, radici di liquirizia e spezie. All’assaggio al palato è un vino che esprime classe con un tannino già ben levigato, capacità di invecchiamento per molti anni ancora con un avvenire luminoso.

INFO vignoblesbardet.com/

Tu cosa ne pensi? Scrivi un commento (0)

Condividi:

Iscriviti alla Newsletter



VIDEO DA BEVERFOOD.COM CHANNEL

©1999-2024 Beverfood.com Edizioni Srl

Homepage
Informazioni Societarie/Contatti
Pubblicità sui mezzi Beverfood.com
Lavora Con Noi
Privacy