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C’era una volta la Scozia, la patria del whisky, dove i giovani agli inizi del 2000 di whisky non ne bevevano più. Poi sul mercato sono iniziate ad arrivare etichette cool sempre più fighe, e i giovani scozzesi come per magia hanno ripreso ad approcciarsi e soprattutto a bere whisky, come era sempre stato da quelle parti. Non è una favoletta da raccontare o un esperimento di marketing, ma la realtà di quanto avvenuto sull’isola grazie a Douglas Laing, una delle società più antiche scozzesi indipendenti per  l’imbottigliamento di whisky di altissima qualità. Fondata nel 1948 a Glasgow da Fred Douglas Laing, è sempre rimasta un’azienda a carattere familiare giunta oggi alla terza generazione.

Nella vita come nel whisky la cosa più difficile e scegliere, a Douglas Laing sono specializzati nella scelta per imbottigliare e collocare sul mercato i single malt più particolari. Qualità prima di tutto, ma la rivoluzione rock a Douglas Laing, che fa parte della Scotch Whisky Association (SWA), la storica associazione che promuove, protegge e rappresenta gli interessi di settore del whisky in Scozia e nel resto del mondo, è avvenuta anche grazie alla comunicazione. E in questo filone mettiamoci anche il fatto di saperlo raccontare il whisky, come successo in una bella masterclass organizzata via Zoom da Douglais Laing con la presenza del Global Brand Ambassador Stuart Baxter, in collaborazione con l’importatore ufficiale e distributore per il mercato italiano Rinaldi 1957 rappresentato dal Direttore Marketing Gabriele Rondani, che ha confermato come questi prodotti stiano tirando forte anche nel nostro paese.

Stuart Baxter, Global Brand Ambassador Douglas Laing

Un marchio di fabbrica quello di Douglais Laing, specializzati nell’alta gradazione che cambia a seconda della tipologia di whisky, alzando l’asticella sempre sopra i 46° giusto per capire. Di recente hanno acquisito la distilleria Strathearn, quindi oltre che imbottigliatori indipendenti diventeranno produttori, sono previsti investimenti importanti in nuove attrezzature e macchinari, che consentiranno di aumentare la capacità di produrre whisky in modo abbastanza significativo, portando la capacità della distilleria da 150.000 litri all’anno. Ma l’obiettivo rimarrà sempre quello di una linea attenta al blended, senza aggiungere coloranti e senza fare la filtrazione a freddo per la produzione di whisky naturali.

La piramide produttiva di Douglasi Laing, dai single malt ai single grain, che si traducono in grandi blended oltre a una mappa regionale dei whisky dove anche qui influisce il terroir, come se fosse il vino. Un profilo gustativo dove influisce anche la tipologia di acqua. Una gamma dei Remarkable Regional Malts, dallo Speyside, alle Higland, passando per Islay, Lowland e Campbeltown. La vera rivoluzione di Douglais Laing è partita con Big Peat una decina di anni fa con un’etichetta che ha letteralmente rivoluzionato il mercato. Un’eredità raccolta da Rock Island, un prodotto che sta spaccando il mercato, anche qui grazie a un mix tra qualità dell’imbottigliamento e spinta grafica con un’etichetta super. Douglais Laing in casa ha un tesoretto di 40.000 cask nel warehouse per un’azienda che lo scorso anno è cresciuta ancora sotto il profilo delle vendite, siamo sicuri che ci sarà ancora da divertirsi intanto gustiamoci il racconto di una degustazione speciale. La degustazione delle bottigliette di Douglais Laing è stata condotta da Andrea Giannone organizzatore del Milano Whisky Festival, che ha detto di sperare di farcela a organizzare l’evento nel 2021 ma bisognerà vedere come vanno le cose, insieme con i ragazzi di Whisky Facile Jacopo Grosser e Giacomo Bombana.

 

The Epicurian

Siamo nell’entry level di Douglais Laing, nella zona delle Lowland che notoriamente come dicono gli scozzesi, fanno malt scotch whisky più da donne. Battuta per rimarcare le caratteristiche di un whisky giovane, si sente la parte erbacea, una leggera nota di vaniglia e frutta secca data dall’affinamento in legno ex bourbon e un passaggio del 15% in Sherry Cask. Un whisky adatto anche per la mixology, un blended tra 7 e 9 anni.

 

Timorous Bestie

Andiamo nelle Higland, una delle zone più estese dove sono attive circa 42 distillerie. Un whisly più maschio, siamo intorno a una temperatura di 46°. Timorous Bestie, il nome e la grafica sono ispirato ai versi della poesia To a Mouse dedicata a un topolino, del poeta nazionale scozzese Robert Burns, a cui è dedicata una giornata nazionale dove off course si beve whisky. Al naso ancora sentori di freschezza, si percepisce bene la salvia e un pizzico di maggiorana. In bocca note di morbidezza mielose e vanigliate, spezie dolci, con un retrogusto delicato e sottile, un prodotto che contiene malti delle migliori distillerie della zona, fra cui Glengoyne, Dalmore, Glen Garioch e Blair Athol.

 

Scallywag

Cambiamo marcia con Scallywag, l’ultimo prodotto rilasciato dalla Douglas Laing & Co, è un blend creato con un mix di single malt Small Batch provenienti dalla regione dello Speyside, dove sono stati imbottigliati tra gli altri single malt delle distillerie Mortlach, Macallan e Glenrothes. La particolarità di questo whisky, è l’utilizzo di malti invecchiati principalmente in botti ex-sherry spagnolo che donano una dolcezza molto particolare. Imbottigliato al 46% vol. non è filtrato a freddo. Note agrumate, sentori di frutta rossa, sentori carnosi e di cioccolato, un whisky che è piaciuto molto ai partecipanti della serata, sarà stato anche in questo caso per il cagnolino in etichetta, con tanto di racconti tra il serio e la voglia di scherzare dai ragazzi di Whisky Facile.

 

Rock Island

Il Rock Oyster era il premium blend rilasciato da Douglas Laing nel 2015, il più difficile da creare nella serie dei Remarkable Regional Malts. Nel 2019 il brand cambia nome in Rock Island abbracciando quindi un pubblico più ampio, l’ostrica era rappresentativa ma cozzava un po’ con chi non la gradisce e faticava ad accostarsi a questo tipo di prodotto. Rock Island è un premium blended malt Scotch whisky di soli single malts provenienti esclusivamente da distillerie appartenenti alle isole scozzesi, all’interno di questo blend abbiamo whisky che provengono dall’isola di Islay, Jura, Arran e dalle Orcadi, single malts imbottigliati al 46% di vol. senza essere filtrati a freddo e senza aggiunta di coloranti. Note salmastre, iodate e marine, delicatezza e complessità, in bocca verticalità e spigolosità, grande persistenza. Un super whisky, sarà quello che è piaciuto di più durante la serata. Con il rebranding è nata anche versione in edizione limitata con single malt invecchiati per almeno 10 anni.

 

Big Peat

Big Peat è il campione di casa Douglais Laing da dove è cominciato questa piccola grande rivoluzione. Un blended whisky torbato che utilizza esclusivamente whisky dell’isola di Islay, al suo interno troviamo infatti single malt di Ardbeg, Caol Ila, Bowmore e di Port Ellen, la famosissima distilleria chiusa nel 1983. Il Big Peat è un whisky small batch, cioè creato in piccoli lotti, circa 5.000 bottiglie, non filtrato a freddo e senza coloranti. Un grande whisky che ti fa vibrare la bocca, distillato di strutture e di corpo, superpremiato. Spazio alla torba che qui la fa da padrone, naso tostato e grande ampiezza, in bocca dolcezza e un ricordo di Islay, davvero tanta roba. Andrea Giannone del Milano Whisky Festival in un racconto con digressioni maltate ha svelato alcuni aneddoti su Port Ellen, rimarcando il grande intuito di Douglais Laing di aver puntato su questa distilleria quando ai tempi non se la filava nessuno. La prende lunga, ma alla fine la domanda arriva: quanto Port Ellen c’è in Big Peat? La risposta non arriva, poi si scherza su un “Teaspoon”, un cucchiaino da tè, citando una pratica famosa tra produttori e imbottigliatori per proteggere il marchio e la fornitura di bottiglie di single malt da una distilleria specifica. Fascino e mistero, il bello del mondo whisky è anche e soprattutto questo.

I whisky di Douglas Laing sono distribuiti in Italia in esclusiva da Rinaldi 1957.

INFO www.rinaldi1957.it

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Scheda e news:
Rinaldi 1957 S.p.A.

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