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«Raccontare la sostenibilità di ogni azienda attraverso la tazzina, raggiungere il consumatore è importante in quanto il 21% di chi sorseggia un caffè è interessato ai temi legati alla sostenibilità, per questo è a lui che dobbiamo rivolgerci». Sono le parole di Luigi Morello, presidente dell’Istituto Espresso Italiano (IEI) in occasione di IEI Connect, l’appuntamento promosso dall’Istituto Espresso Italiano per approfondire e mettere a confronto i principali attori della filiera sul tema della sostenibilità.

«Siamo 37 aziende e ogni giorno produciamo milioni di tazzine ed è proprio attraverso quelle tazzine che dobbiamo raccontare quanto le aziende fanno, perché ci sono davvero tanti progetti e non tutti lo comunicano. Quindi dobbiamo trovare un modo per dirlo, per primi anche a noi stessi», sottolinea Morello. Concetto ribadito anche dal Direttore Generale di IEI, Gian Paolo Braceschi. «Ricordiamoci che l’espresso nasce come prodotto sostenibile, infatti già la sua dose di 7 g lo rende molto più sostenibile di altre preparazioni, e anche le stesse macchine di estrazione si sono evolute verso sistemi con maggior stabilità termica e quindi maggior risparmio energetico, qualificate oggi con la certificazione Premium di IEI, ed è per questi motivi che il tema sostenibilità per noi è molto importante e lo è ancora di più trovare continuamente i punti di miglioramento».

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LE DECLINAZIONI DELLA SOSTENIBILITÀ A IEI CONNECT

In quella che è stata l’occasione per il coffee business italiano per confrontarsi con la valutazione e la scelta di pratiche che lo rendano più sostenibile in termini economici, ambientali e sociali, così come sta emergendo da studi di ALTIS Advisory SB – spin off Università Cattolica per cui è intervenuta Valentina Bramanti che ha presentato una ricerca dell’Ateneo secondo cui è importante «lavorare per far capire che la sostenibilità è un’opportunità, uno strumento di valore per le torrefazioni italiane. E per rendere chiaro i benefici che effettivamente le aziende hanno già nell’attivare pratiche di sostenibilità». Secondo Bramanti le aziende devono confrontarsi «con i molti cambiamenti in atto e devono occuparsi dell’impatto che la sostenibilità può generare sul valore stesso dell’impresa». Soprattutto deve essere comunicato «il valore delle scelte delle aziende verso la transizione sostenibile, considerando i tre pilastri della sostenibilità: ambientale, economica e sociale».

Lo studio dell’Università mette in evidenza che spesso la sostenibilità è percepita come qualcosa che interessa le grandi imprese. Ma non basta più essere sostenibile sul territorio, occorre preoccuparsi di chi sta a monte e a valle di queste imprese.

Marta Schiraldi, Safety, Health, Environment e Sustainability Head del gruppo Nestlé Italia, ha posto l’attenzione su come «sostenibilità sia la guida delle decisioni di business in tutte le direzioni». E soprattutto ha evidenziato l’importanza «dei momenti di condivisione delle esperienze lungo le filiere: sinergia e cooperazione sono fondamentali». Per questo occorre «investire, collaborare e mettere a disposizione risorse per ottimizzare questo viaggio lungo tutta la catena del valore andando anche oltre la sostenibilità e intraprendendo la strada verso la rigenerazione. Con questo percorso, in Nestlé ci impegniamo per aiutare a proteggere, rinnovare e ripristinare l’ambiente, migliorare i mezzi di sussistenza degli agricoltori e aumentare il benessere delle comunità e dei nostri consumatori».

La Filiera del caffè espresso - La degustazione del Caffè di Franco e Mauro Bazzara - Planet Coffee
La Filiera del caffè espresso - La degustazione del Caffè di Franco e Mauro Bazzara

Gli aspetti da tenere assolutamente conto per quanto riguarda la scelte sono quelli che vanno nella direzione dell’economia circolare. Come spiega Paolo Marcesini, giornalista, direttore di Italia Circolare: «Oggi siamo soltanto al 7,6% di trasformazione della materia. È un valore sconcertante. Ecco perché occorre fare un lavoro importante sull’economia circolare senza abusare del termine come avviene adesso». Per comunicare quanto realmente una azienda fa in termini di sostenibilità, diventa fondamentale la certificazione B-Corporation. Ne è profondamente convinta Carlotta Trombetta, Quality Manager di Caffè Costadoro: «È una certificazione che serve per differenziarsi. Non c’è da aspettare, bisogna anticipare tempi e far sì che l’azienda diventi il luogo in cui le generazioni contribuiscono al valore che viene creato».

In tutto questo quadro, non può certo essere escluso il risparmio idrico. Enrico Metti di BRITA ha posto l’accento sull’impatto ambientale del trattamento dell’acqua: «La sostenibilità è al centro della nostra strategia, ed ogni progetto di sviluppo di nuovi prodotti prevede specifici obiettivi di sostenibilità cui devono rispondere». «Le leve su cui operiamo per ridurre le emissioni di gas serra sono quelle dell’utilizzo di energia green nei nostri impianti, della riduzione di impiego di plastica vergine e di materiali di packaging». Per Metti: «Altro perno della nostra strategia in un’ottica di economia circolare è il riciclo. Da 30 anni BRITA opera il recupero di filtri professionali finalizzato al riciclo. Solo in Italia nel 2022 è stato recuperato dal mercato il 60% dei volumi distribuiti. Questo ci permette di riutilizzare oltre l’80% delle componenti dei nostri sistemi e minimizzare le emissioni di carbonio». Infine, ha evidenziato come la prevenzione di depositi di calcare nelle macchine da caffè abbia rilevanti effetti sul consumo energetico: un sottile strato di 1 mm di calcare su una resistenza è sufficiente ad aumentare il dispendio energetico del 7%.

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Quello che ci troviamo a vivere viene definito da Francesca Bonino di ADVANT Nctm un «cambiamento epocale di ambiente e società. Perché se prima, in materia di Ambiente le norme davano la possibilità di usufruire delle risorse naturali secondo un concetto utilitaristico, e chiedevano di non fare danni, oggi la normativa sulla sostenibilità ci dice che dobbiamo cercare di riparare i danni già fatti con orizzonte temporale più alto». E «abbiamo già un pacchetto di obblighi e limitazioni di quello che una azienda può fare».

Tra le sfide, quella del NET ZERO. «La capacità produttiva di un’azienda aumenta con il crescere della sostenibilità ambientale e sociale». Questo perché, chiosa Alfonso Lia Sales Manager di 9REN, «in un contesto in cui cresce la domanda di prodotti e servizi ad elevata qualificazione ambientale, l’azienda che investe in maniera sostenibile ha vantaggi competitivi e strategici in termini di minori costi di produzione, e di minor legame agli andamenti geopolitici e di mercato. Per intraprendere questo percorso virtuoso occorre dotarsi di un’attenta pianificazione finanziaria e di soluzioni di efficienza energetica lungimiranti e di ampia portata».

Nel corso della giornata anche l’intervento di Federico Bruno, BBL Technology, secondo cui «non ci sono spazi di compromesso. Il consumo di corrente raddoppierà del 100% entro il 2024.  Infatti, il consumo di risorse energetiche non è trascurabile. Si pensi che il 7% dell’energia mondiale è attaccata a internet, una cifra che non è più sostenibile. La sostenibilità dev’essere un imperativo ». E dunque «il net zero è una opportunità, poiché se voglio essere un’ azienda sostenibile, tutti devono essere sostenibili. La sostenibilità deve essere vista come un catalizzatore di opportunità per fare cose nuove, vincenti per il futuro».

Per quanto riguarda la tecnologia Marcello Novelli di Hewlett Packard Enterprise, ha spiegato che «oggi a cambiare è la logica, non solo i prodotti. I clienti, infatti, non vogliono più comprare dei prodotti, usarli per un certo lasso di tempo e poi buttarli. I nostri clienti vogliono comprare un servizio che garantisca le risorse informatiche necessarie al funzionamento delle loro aziende. Un’altra opportunità per essere più sostenibili è la smaterializzazione dei processi e l’ottimizzazione degli stessi attraverso l’analisi dei dati raccolti. In passato le tecnologie informatiche venivano utilizzate per aiutare l’operatività aziendale, oggi possono anche aiutare a prendere decisioni che migliorino l’efficienza delle aziende».

Importante anche il contributo di IEI Next (i giovani dell’Istituto) la nuova generazione che convince la presente a fare nuove esperienze. Chiedono di essere inclusivi, allargare il tema e aprire le porte non solo ai soci ma a tutte le aziende che vogliono collaborare, avere un ruolo nell’indicare la strada ai giovani. Obiettivo delle proposte di IEI Next è creare comunicazione autentica e parlare di caffè con il punto d vista dei giovani.

L’ISTITUTO ESPRESSO ITALIANO

L’Istituto Espresso Italiano (IEI), di cui fanno parte torrefattori, costruttori di macchine per caffè e macinadosatori e altre aziende della filiera, tutela e promuove la cultura dell’espresso e del cappuccino italiani di qualità. Oggi conta 37 aziende aderenti con un fatturato aggregato di circa 700 milioni di euro.

+INFO: www.iei.coffee.

Scheda e news:
Brita Italia Srl

Scheda e news:
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